La caduta del cielo by Davi Kopenawa e Bruce Albert

La caduta del cielo by Davi Kopenawa e Bruce Albert

autore:Davi Kopenawa e Bruce Albert [Albert, Davi Kopenawa e Bruce]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Nottetempo
pubblicato: 2018-06-18T22:00:00+00:00


20. In città

Sono come formiche. Camminano in una direzione, poi si girano di scatto e ripartono nell’altro senso. Guardano sempre a terra e non vedono mai il cielo1.

Dovete continuare a sognare. È difficile in una città come questa, ma è importante per proseguire il vostro lavoro. Gli spiriti vi aiuteranno2.

Una cosa è sicura: Davi è una persona molto speciale. Un comunicatore molto talentuoso. La situazione degli Yanomami è veramente cupa […]3.

Prima di conoscere la terra degli antichi Bianchi, talvolta mi è capitato di viaggiare in sogno molto lontano dalla foresta e di contemplare durante il sonno l’immagine delle loro città. La notte vedevo spesso una moltitudine di case altissime e scintillanti di luci, il cui interno sembrava completamente ricoperto di pelli di selvaggina, lisce e setose come quelle dei cervi. Al mio risveglio, interrogavo perplesso gli sciamani della nostra casa: “Cosa saranno mai queste strane cose che mi sono apparse mentre dormivo? Che mi sta succedendo?”. Mi rispondevano: “Ma! Non essere inquieto! Un giorno non lontano, dei Bianchi venuti da terre remote ti chiameranno presso di loro. Staranno parlando di te, è per questo che hai visto le loro abitazioni!” Molto tempo dopo, quando ho finalmente visitato le loro grandi città, mi sono ricordato di questi vecchi sogni e mi sono detto: “Haixopë! Sono proprio come mi apparivano quando un tempo gli spiriti vi conducevano la mia immagine!” All’epoca, temevo ancora di fare questi viaggi, perché come ho già detto, è molto pericoloso avvicinarsi ai luoghi da cui scendono i nostri xapiri. Tuttavia, mio suocero e gli altri nostri sciamani mi proteggevano e, malgrado i miei timori, ho continuato a recarmi in questi luoghi lontani per conoscere meglio i Bianchi e difendere la nostra foresta. In effetti, se non fossi sceso dalla mia amaca per fare questo, nessuno di noi avrebbe potuto farlo al mio posto.

Cosí sono partito per un’altra città della terra degli antichi Bianchi in cui mi avevano invitato a parlare. La chiamavano Parigi4. Da parte mia, conosco questo luogo solo con il nome che gli hanno dato i miei xapiri: kawëhei urihi, la terra che trema. L’hanno chiamata in questo modo perché, appena vi ho posato i piedi scendendo dall’aereo, ho iniziato a barcollare. Per quanto il suolo sembrasse stabile, potevo camminarci solo con passo incerto, come se avanzassi su un pantano che cedeva a ogni mio passo. Era un po’ come stare in piedi su una piroga in balia del fiume! E cosí, sin dal mio arrivo, mi sono chiesto con ansia se questa terra non mi stesse davvero facendo divenire altro! È vero, per chi vi è cresciuto sin dall’infanzia è stabile, ma per la gente della foresta che da questi luoghi fa discendere gli spiriti, sembra vacillare senza sosta. D’altronde, è proprio questa immagine tremolante che i suoi abitanti hanno imitato per fabbricare i cammini scivolosi sui quali si muovono5. Al di sopra di essa, il cielo è basso e sempre coperto di nuvole. La pioggia e il freddo sembra non smettano mai. È



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